"Nessuna rockstar in Italia riesce a radunare 300.000 persone in un pomeriggio di Maggio".
Inizia così il servizio che SkyTG24 ha pubblicato online e come dar loro torto ? Una folla oceanica che, a meno di 15 giorni dall'evento dell'eccezionale doppia canonizzazione dei Pari, ha portato a Roma una folla di pellegrini. Genitori, docenti ma soprattutto studenti,tutti gli attori che vivono quotidianamente questa realtà, troppo spesso svilita nel suo ruolo che è profondamente educativo.
"La famiglia - ha detto il Papa - è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi 'socializziamo': incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine... La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: 'Per educare un figlio ci vuole un villaggio'. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente, famiglia, scuola, insegnanti, personale assistente, professori, tutti. Vi piace questo proverbio africano? Diciamolo insieme: per educare un figlio ci vuole un villaggio".
E poi aggiunge
"Non abbiamo diritto ad avere paura della realtà. Andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, nella ricchezza dei suoi aspetti, delle sue dimensioni. Questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, è questo il segreto, gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà! Lo insegnava anche un grande educatore italiano, che era un prete: Don Lorenzo Milani".
E papa Francesco parla come sempre con il cuore in mano, conquistando tutti e non risparmiandosi all'abbraccio della folla, che va a salutare in lungo e in largo come è suo solito fare.
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