Questo romanzo è in realtà un documento di decuncia contro un sistema che vuole solo nascodere la dura realtà dei fatti.
Svetlana Aleksievič è una giornalista e scrittrice bielorussa insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 2015 efamosa soprattutto per aver raccontato la relatà cruda di molte situazioni che il regime sovietico non ha piacere che si conoscano.
Il libro parla di una guerra dimenticata o meglio elusa dai media, troppo "allienati" o distratti, dal loro principale dovere che è quello di informare; la guerra sovietica in Afghanistan è paragonabile a quanto è stato il Vietnam per gli Stati UNiti ma senza la stessa grancassa mediatica.
Più che un romanzo è quindi una narrazione fatta dai diretti protagonistai, ex-militari e famiglie di caduti e dispersi, una raccolta di dolore, di rassegnazione e di annichilimento dell'animo umano nel suo profondo. C'è il reduce multilato che non riesce a trovare un dignitoso re-inserimento al suo ritorno, c'è la madre che a perso più figli in questa guerra, ci sono le moglie rese vedove e ifigli diventati troppo presto orfani e, spesso, senza avere un ricordo nitido del padre. C'è un tessuto sociale che non ha saputo creare una rete di accoglienza e di accettazione dei reduci che sono, troppo spesso abbondananti a sé stessi.
Insomma un libro impegnativo, duro e spesso incredibile nella crudeltà delle vicende narrate.
Dopo tanta tristezza, andiamo su qualcosa di più leggero e simpatico con un autore famoso per i suoi li bri di viaggio un po' fuori dagli schemi...
Per sapere quale è stato il libro precedente, cliccate qui
Svetlana Aleksievič è una giornalista e scrittrice bielorussa insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 2015 efamosa soprattutto per aver raccontato la relatà cruda di molte situazioni che il regime sovietico non ha piacere che si conoscano.
Il libro parla di una guerra dimenticata o meglio elusa dai media, troppo "allienati" o distratti, dal loro principale dovere che è quello di informare; la guerra sovietica in Afghanistan è paragonabile a quanto è stato il Vietnam per gli Stati UNiti ma senza la stessa grancassa mediatica.
Più che un romanzo è quindi una narrazione fatta dai diretti protagonistai, ex-militari e famiglie di caduti e dispersi, una raccolta di dolore, di rassegnazione e di annichilimento dell'animo umano nel suo profondo. C'è il reduce multilato che non riesce a trovare un dignitoso re-inserimento al suo ritorno, c'è la madre che a perso più figli in questa guerra, ci sono le moglie rese vedove e ifigli diventati troppo presto orfani e, spesso, senza avere un ricordo nitido del padre. C'è un tessuto sociale che non ha saputo creare una rete di accoglienza e di accettazione dei reduci che sono, troppo spesso abbondananti a sé stessi.
Insomma un libro impegnativo, duro e spesso incredibile nella crudeltà delle vicende narrate.
Dopo tanta tristezza, andiamo su qualcosa di più leggero e simpatico con un autore famoso per i suoi li bri di viaggio un po' fuori dagli schemi...
"Una passeggiata nei boschi"
di Bill Bryson
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