martedì 13 marzo 2012

Il Vangelo della Domenica

Dal vangelo secondo Giovanni Gv 2, 13-25
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù. Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo.



Anche in questo brano di S. Giovanni Gesù si propone come il vero profeta, il messia promesso, non riconosciuto dalle autorità religiose ma accolto e creduto dai discepoli. Gesù è innanzitutto profeta perché realizza le promesse delle scritture. Il gesto di scacciare i mercanti dal tempio è profetico perché è scritto che lo zelo per la tua casa mi divora. Ma Gesù è profeta anche perché quanto compie è un segno che preannuncia la sua morte e risurrezione, la distruzione e la ricostruzione del suo corpo. Abbiamo anche qui un preannuncio della sua passione, del significato salvifico della sua morte. Ma Gesù è profeta anche per noi, perché tutti noi, nel battesimo, siamo chiamati a diventare Tempio vivo dello Spirito Santo. Ciò che avviene in Gesù è un segno per tutti noi, chiamati nella fede a partecipare al suo destino di gloria. Se con lui viviamo l’offerta della nostra vita ai fratelli, con lui viviamo anche l’esperienza di essere tempio, casa di preghiera per tutti gli uomini. Viviamo questo santo periodo con e nella chiesa, nella comunità dei fratelli, ma consapevoli di avere ciascuno un compito personale perché la presenza di Dio in mezzo ai fratelli dipende dalla nostra vita e testimonianza.


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