Anche per quest'anno, è andata... la notte prima degli esami, "notte di lacrime e preghiere" per dirla alla Venditti. Notte o quasi in bianco, aggirandosi per casa, perchè ho sete, mi scappa, ho caldo, ...
E finalmente è arrivata la mattina della prima prova, la mattina del tema, dove gli zaini pesano in modo smisurato per i vocabolari, per il dizionario dei sinonimi e dei contrari, per le copie della tesina da portare ( "Oddio se andrà bene?"), per la bottiglia d'acqua messa in frigo per tenerla fresca e del panino preparato dalla mamma...
E infine si entra e si trema, i sorrisi abbozzati che si sono visti fuori dalla scuola spariscono quando ci si sente chiamati dai commissari a firmare l'ingresso al primo scritto. Chissà cosa ci sarà dentro quelle buste, sigillate con tanta cura, non ci sarà modo di sbirciare qualcosa... e poi la busta viene tagliata.
E adesso non si scherza più, il testo è fra le mani e il cervello comincia a pensare, meglio avventurasi su Svevo, provare con il Muro di Berlino, visitato magari durante la gita scolastica, o tentare con il fenomeno dei social network?
Si pensa, si scrive, si cancella e infine si copia "in bella" e si consegna.
"Com'é andata?" chiede la mamma "Bene" è la risposta standard... anche oggi...
Coraggio, è solo un esame, uno dei tanti riti di passaggio che la nostra società vorrebbe eludere perchè "stressante", cancellare per evitare traumi o angoscie, come se la vita non fosse tutto questo.
Io penso che i riti di passaggio siano "necessari" per crescere, per sancire proprio un "passaggio", un transito, da una situazione che era e che non ritorna ad un'altra nuova, tutta da scoprire, tutta da inventare, tutta da vivere!
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