lunedì 25 ottobre 2010

Il Vangelo della Domenica

Dal vangelo secondo Luca Lc 18, 9-14

In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».

Seguendo Gesù nel suo cammino verso Gerusalemme siamo ormai giunti alla meta. Di fronte al tempio, centro fisico e ideale della religione ebraica, Gesù completa il suo insegnamento destinato a quanti sono disposti a seguirlo, fino alla croce, con alcune indicazioni riguardanti la preghiera.
In particolare abbiamo già sentito il richiamo di Gesù all’atteggiamento fondamentale di ogni preghiera del cristiano che è quello del ringraziamento. Ancor più decisivo è stato poi il collegamento della preghiera alla fede, come se l’una generasse l’altra e debbano poi alimentarsi l’un l’altra.
La parabola del fariseo e del pubblicano al tempio ci indica invece un altro atteggiamento ritenuto essenziale da Gesù: l’umiltà di riconoscersi peccatori e quindi amati e perdonati da Dio. Non possiamo permetterci il lusso di disprezzare gli altri, anche se è facilissimo trovare sempre qualcuno peggio di noi. Di fronte a Dio non possiamo accampare alcun merito e anche la bontà delle nostre azioni dipende innanzitutto dal suo amore riversato du ciascuno di noi in modo abbondante. L’amore, il rispetto e l’accoglienza dei nostri fratelli, anche di quelli che ci fanno del male, non dipende dalla nostra bontà o dalla loro simpatia, ma solo dalla consapevolezza di essere amati e perdonati dall’unico Padre di tutti.

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