Dal vangelo secondo Matteo
Mt 22, 34-40
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».
Un po’ lenta la partenza, ma ci siamo. Con la ripresa del cammino catechistico per le nostre famiglie, ragazzi e genitori, riprendiamo anche il servizio di offrire i punti essenziali della riflessione domenicale sulla Parola di Dio.
Il dialogo tra Gesù e i dottori della legge sulla questione del più grande comandamento ci aiuta innanzitutto a riflettere su quanto noi siamo attenti e preoccupati di conoscere gli insegnamenti di Gesù. I farisei e gli scribi avevano sentito tante volte le parole di Gesù piene di amore e visto anche i gesti miracolosi di Gesù a favore di ammalati e poveri, eppure non avevano colto che il suo insegnamento confermava proprio il grande comandamento dell’amore verso Dio e verso il prossimo. Anche per Gesù, come già testimoniato dal brano del Deuteronomio della prima lettura, questo comando non è un optional. Anche se Gesù non si serve di immagini forti e drammatiche, tuttavia è esplicito nell’indicare come tutta la rivelazione di Dio trovi qui il suo centro fondamentale. La nostra fede, che abbiamo cercato di conoscere in modo più approfondito negli incontri dell’anno scorso, deve quest’anno trovare applicazione concreta nel mettere in pratica i comandamenti di Dio, a partire proprio da quello dell’Amore. Anche per noi, chiamati ad annunciare sempre la parola di Dio a tutti gli uomini, secondo lo spirito missionario della chiesa, deve valere l’osservazione di Paolo della seconda lettura. Con grande gioia elogia i tessalonicesi perché, grazie alla loro testimonianza di vita, l’annuncio della parola è facilitato al punto che arrivano prima le notizie sulla vita nuova del cristiano che delle parole di vita che la suscita. Volesse davvero il Signore che anche oggi parlino prima le nostre opere delle nostre labbra.
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