Così la madre prende carta e penna e le scrive, le racconta la sua storia, la storia della sua famiglia, di come i suoi genitori abbiano scelto di lasciare l'Algeria e la situazione difficile e pericolosa in cui il paese versava in quei tempi. La Francia era la scelta più logica e lì la vita offriva possibilità di rinascita. La famiglia, col passare del tempo, si integra e questo porta con sè la scelta di non portare più il velo, con tutte le sue conseguenze ed implicite possibilità.
E quando questa ragazzina, non ancora maggiorenne, "sgancia la bomba" questa madre entra in una crisi profonda e tenta, con tutto il buonsenso che possiede, di trovare una ragione e di spiegare, soprattutto, cosa il velo significhi nella Francia moderna dove un simbolo religioso così evidente porta con sè un inseme di conseguenze sulle possibilità offerte una donna che lo indossa.
Ma cosa vuole questa ragazzina? Cerca sicurezza perchè il velo le permette di acquisire un ruolo prestabilito, cerca la propria storia perchè le sue antenate lo indossavano, cerca un'identità che la società francese non le dà. Il libro non ce lo spiega ma i dubbi sulle ragioni di questa scelta restano.
Un tema spinoso e che ci ha fatto discutere molto soprattutto su come un segno religioso possa impattare in modo così devastante sulla vita di una donna, tanto da farla diventare un "oggetto sullo sfondo" non una persona con tutte le sue qualità.
E dopo un tema così serio, passiamo a qualcosa di più leggero e che speriamo sappia anche farci ridere.
Il prossimo libro é
"Piccole donne rompono" di Lia Celi
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