mercoledì 5 settembre 2012

From my diary... lettera n° 4

Oh Elisabetta!!!
Non immagini cos'è successo ieri...
Le mie lettere, cioè no, le tue... insomma: le lettere indirizzate a te sono sparite!
Te lo giuro ho controllato dappertutto ma non le ho trovate, così mi sono precipitata da mia sorella e le sono saltata addosso per sapere se le aveva prese lei.
Nulla. Non sono riuscita a cavarci un ragno dal buco! Non mi ha detto né sì né no, semplicemente è corsa piangendo da mia madre che mi ha spedito in camera senza tanti complimenti!
Quindi dato che lei è l'unica a conoscere l'esistenza delle lettere, non ho alcun dubbio che le abbia nascoste lei, ma il punto è: dove??!

 ... Ho frugato dovunque: tra le sue bambole, i suoi quaderni e peluches: neanche l'ombra! Ho lasciato la nostra camera tutta in disordine per trovarle... Non è nella scatola delle caramelle e nemmeno nell'armadio dei vestiti, non c'è né negli armadietti del bagno né giù in cucina.
Cara Betty aiutami tu! Non so più dove guardare!
L'unica idea che mi viene è talmente assurda che solo a pensarci scoppio in una risata isterica che si trasforma ben presto in un urlo disperato.
In cinque secondi afferro la felpa e mi fiondo qiù dalle scale senza badare agli schiamazzi dei miei gnitori che mi intimano di non varcare la soglia di casa perchè sono in punizione. Senza dargli retta mi dirigo verso il boschetto che c'è dietro casa e inizio a correre a perdifiato verso la scorciatoia che portava giù a valle.
Alcuni rami troppo alti mi sferzano il viso e il vento mi scompiglia i capelli; alzando lo sguardo noto che nuvoloni neri si stanno affollando sopra di me e penso che, ad occhio e croce, fra meno di mezz'ora scoppierà il diluvio universale. Questo pensiero mi costringe ad aumentare il passo e dopo un quarto d'ora arrivo alla prima casa della cittadina. Arranco fino alla piazzetta centrale e mi dirigo verso la... posta. Arrivata all'interno dell'ufficio chiedo quando passa il camioncino che la ritira. 
L'impiegato mi fa' cenno di uscire e, dopo un po' che mi guardo in giro, vedo un furgoncino "Poste italiane" che sta per uscire dalla città, con un bel carico di cartoline, pacchetti, ricordi estivi e... lettere! Disperata cerco di inseguirlo ma decisamente invano: dovunque esso stia andando e qualunque cosa stia portando, io non posso più fermarlo. Tornando il temporale accoglie me e la mia disperazione; quando arrivo a casa non ho la forza né di rispondere ai rimproveri né di arrabbiarmi con l'artefice di tutto questo. Mi rintano semplicemente sotto le coperte e con lo stomaco vuoto e fradicio, mi lascio andare ad un sonno profondo.
Senza sogni.

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