"Ora viene il tempo in cui l'età e la malattia mi danno un chiaro segnale che è il momento di ritirarsi maggiormente dalle cose della terra per prepararsi al prossimo avvento del Regno."
Così si congedava, lo scorso Maggio, dalle colonne del Corriere della Sera dove, tempo prima, gli avevano affidato una rubrica seguitissima. Il cardinal Martini ha segnato senza dubbio la Chiesa mostrando come si possa parlare e discutere con tutti, fuori da una certa logica che non rende giustizia alla figura del credente.
Anche il direttore del Corriere, profondamente toccato dalla figura di Martini, lo ricorda con delle bellissime parole:
"Se lo avesse voluto, magari attenuando qualche sua posizione riformatrice, avrebbe potuto varcare il soglio pontificio. Ma a Roma preferì Gerusalemme. E al potere, gli studi e la gente. Martini non è stato soltanto un grande arcivescovo di Milano, negli anni difficili del terrorismo e dello sgretolamento morale della Prima Repubblica. Non è stato soltanto il tenace promotore della cattedra dei non credenti, il teologo raffinato e anticonformista, l'oppositore creativo pur nella disciplina delle gerarchie ecclesiastiche. È stato soprattutto un padre comprensivo in una società che di padri ne ha sempre meno, pur avendone un disperato bisogno. "
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