Questo è il motto di ciascun sportivo ma nel caso degli atleti paraolimpici risulta particolarmente vero.
E’ vero, i numeri non sono mai oggettivi: nessuno li legge allo stesso modo, ognuno ci vede dentro quello che vuole. Su quelli dell’Italia ai Giochi Paralimpici di Londra, però, l’evidenza lascia pochissimi margini alla manipolazione. È stata un’edizione grandiosa per gli Azzurri. Con le sue 28 medaglie (le stesse registrate dal medagliere olimpico il mese scorso, ndr), la delegazione italiana occupa la posizione numero 13 del medagliere, ed è nella Top ten europea. [...]
“E’ stato un trionfo – non ha dubbi Luca Pancalli, presidente del Cip –: Londra segnerà uno spartiacque nella storia delle Paralimpiadi. Si sono affacciati alla ribalta atleti molto giovani, ma abbiamo visto anche straordinari campioni che hanno fatto la nostra storia.”.[...]
Londra, quindi, punto di partenza per un reale cambiamento che ponga lo sport paralimpico al centro di una crescente visibilità, permettendo a un numero sempre maggiore di persone con disabilità di praticare sport. Le medaglie, alla fine, sarebbero inutili incorniciate nelle case dei campioni. Sono chiavi che servono ad aprire porte, a sviluppare idee. Averne vinte 28 significherà qualcosa.
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