Questo non è un libro sulle vittime del terrorismo ma su coloro che alle stragi sopravvivono, le loro famiglie e come ciascuna di esse ha "tirato avanti" dopo la tragedia. Calabresi, Custra, Tarantelli, Marangoni, Alessandrini, Biagi, Tobagi... tante sono le storie, a volte accennate altre approfondite che questo racconto ci fa conoscere e per tutte ci sono parole pacate, perché il dolore va elaborato e poi comunque accettato per poter poi andare avanti.
La fotografia di copertina dice molto di come questa vedova giovanissima (soli 25 anni) con due figli piccolissimi (Mario aveva solo 2 anni) ed un terzo in arrivo ha cresciuto i suoi ragazzi, trasmettendo loro regole chiare, come spiegate nel libro: mai una polemica, mai una parola di troppo, rispetto e gentilezza per tutti e soprattutto fiducia nella magistratura. Lo Stato è stato per troppo tempo latitante, non avendo forse le idee chiare sull'intera faccenda, distribuendo targhe e francobolli a destra e manca, sia alle vittime che ai carnefici, fino al 2004, a 32 anni dall'assassinio, Carlo Azeglio Ciampi non ne dà pubblica riconoscenza. «Il Presidente scherza, sorride, si emoziona. Quando arriva il nostro turno ci chiede di raccontare, poi si fa serio, allunga la mano e accarezza la faccia di mia madre e le dice le parole che lei aspettava da una vita, già rassegnata a non sentirle mai: “Abbiamo ritrovato la memoria… È un onore per me consegnarle questa medaglia, anche se tutto ciò accade in grande ritardo”. Non l’ho mai vista così serena».
Mario Calabresi ci insegna, in questo libro, come sia possibile ricominciare a vivere con un dolore che lo accompagnerà tutta la vita, un dolore annunciato e poi abbattutosi con estrema ferocia tanto da lasciarlo con solo due piccolissimi ricordi del padre.
Spesso nella vita si elencano le occasioni perdute, io tengo anche la lista delle occasioni non sprecate.
Il prossimo libro é
"L'esatta melodia dell'aria" di Richard Harvell
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