Parlare di Don Vincenzo non è facile, ci sono così tante cose nella vita di quest’uomo che si rischia di essere banali e, naturalmente, di dimenticare qualcosa.
La sua vita potrebbe essere un romanzo magari non proprio d’azione ma di sicuro un racconto d’altri tempi come le storie delle nostre terre che, nel loro ordinario quotidiano, sanno essere uniche. Attraversare un secolo (e che secolo !) non deve essere stato facile, si sono avvicendanti tanti e tali cambiamenti che il nostro protagonista si è trovato a vivere, che nemmeno la fantasia di un effervescente scrittore saprebbe ben raccontare. Oggi, quest’uomo, non po’ curvo e dal passo spesso incerto, conserva una luce negli occhi che testimonia una presenza di spirito e un’attenzione anche per le piccole cose che solo un’anima attenta è in grado di cogliere e sa apprezzare.
Chissà cosa penserà della festa che stiamo realizzando per lui, di sicuro si schermirà e tenterà di defilarsi come cerca di fare ogni volta, lui che alle luci della ribalta ha sempre preferito un posto nelle retrovie, seduto all’ organo della sua chiesa. Già la musica, una passione che lo ha letteralmente travolto da piccolo, già a 16 suonava il pianoforte e l’organo, che ha condiviso con i suoi fedeli, regalandoci ad ogni possibile occasione i suoi virtuosismi a questo strumento, e che ha fatto crescere talentuosi cantanti che, dalla “sua” corale, sono andati ad occupare posti di primo piano nei cori cittadini. E non dimentichiamo la “sua” musica e non parlo dell’inno a San Bernardino che abbiamo sul libretto dei canti. Mi riferisco alle sue composizioni, alle messe cantate, ad un’insieme di opere che lo hanno reso celebre ben fuori dai confini cittadini, confermando ancora una volta che non si è mai apprezzati in patria. Di sicuro amerà il concerto che, proprio il giorno del suo compleanno, riempirà la nostra serata di note, le “sue” note che risuoneranno in quella chiesa che ha amato e ha curato. Se questa ha l’aspetto che oggi vediamo è merito suo che, negli anni ’50, ha voluto arricchire con una fine tinteggiatura alle pareti e sostituendo il pavimento in mattoni con un lucido marmo. Anche se la Chiesa parrocchiale è sempre stata una sua priorità, don Vincenzo non ha mai dimenticato i luoghi minori del culto in Parrocchia, come la Chiesina della Pietà, dove, fino agli anni ’80 la messa domenicale era frequentatissima.
Quali sentimenti lo invaderanno alla celebrazione eucaristica del 21 mattino? In quell’occasione rivedrà i suoi collaboratori, quei “curati” con cui ha amministrato la Parrocchia negli anni prima del ritiro. Si stringeranno intorno a lui e chissà quanti e quali ricordi ci saranno in quelle strette di mano e auguri di compleanno. La storia è fatta da queste persone e la nostra comunità non sarebbe tale senza di loro. Prendiamo ad esempio il nostro magnifico Oratorio meglio noto come Villa Martini. Questo palazzo e il giardino circostante fu acquistato nel 1956 e, solo 2 anni dopo, nasceva la polisportiva dedicata a Piergiorgio Frassati, dando vita ad un movimento che, passando per lo sport, mira a dare un messaggio educativo ben più importante. Un autentico bene senza il quale non riusciremmo a pensare la nostra Comunità come è ora, completato, nel corso degli anni e da cura dei successivi parroci, dal centro sportivo e dalla recentissima ristrutturazione per le aule di catechismo e mantenuto tale dalla cura dei volontari che intorno all’Oratorio orbitano, anche questi un autentico patrimonio della Parrocchia.
Chissà cosa penserà quando vedrà la piccola mostra fotografica in suo onore? Una piccola selezione delle immagini “storiche” e che, grazie alla cura di Elio Ferrari, sono arrivate fino a noi e che avete modo di apprezzare anche in questa edizione speciale del nostro bollettino. Alcune sono un pochino sfocate ma don Vincenzo lo riconosci a distanza: alto, nel suo abito talare nero e sempre con quella luce negli occhi. Istantanee di eventi che hanno creato ricordi nella memoria della nostra comunità, scatti legati a persone che magari oggi non ci sono più ma che tutti noi ricordiamo con affetto.
Gli piacerà il nostro regalo? Qualche anno fa, in occasione di un precedente compleanno, gli regalammo una bicicletta perché il nostro don Vincenzo è un tipo sportivo che pedala lesto. Quante volte lo abbiamo incrociato in bicicletta, cappellino e occhiali da sole letteralmente “inseguito” dalla badante che fatica a stare al suo passo? Dopo la “storica” perpetua, la signora Maria, ed un periodo in cui ha vissuto solo, ora è accudito e anche un po’ sorvegliato da Marina, un piccoletta tutta pepe che viene dalla Bolivia, capace anche di gesti che definiremmo “eroici”, come mettersi davanti alla porta del garage perché il nostro festeggiato non usi la macchina in giornate buie.
Di sicuro le parole di affetto che riceverà in questi giorni lo toccheranno, lui che con le parole ci sa davvero fare. Chi non ricorda le “sue” prediche? E’ sempre stato un oratore invidiato, un grande comunicatore con delle idee proprie molto forti ma rispettoso di quelle altrui. Ha la battuta pronta il nostro parroco emerito e, se in questi anni, la sua voce si è affievolita non ha subito la stessa sorte la sua coscienza, la sua attenzione per le piccole cose e per quelle del mondo, la sua curiosità che lo spinge a tenersi informato. Non c’è nessuno in Parrocchia che non gli invidi questa fortuna, questo traguardo centenario raggiunto, con qualche acciacco, ma con lo spirito per poterlo vivere ed apprezzare. Un’autentica grazia del Signore, di questo si tratta, che ha in questo modo ricompensato don Vincenzo per la forza della sua fede e per aver dedicato la sua vita, tutta la sua vita alla Chiesa. Un cammino iniziato in famiglia, dove oltre a lui altri due fratelli sono diventati sacerdoti, proseguito con l’ordinazione sacerdotale del 11 aprile del 1936 che l’ha portato a San Bernardino, di cui è diventato parroco nel 1950, e dove ha deciso di restare dopo il 1989, anno del suo “pensionamento”. Un percorso ricco, a volte tribolato, carico di emozioni, fatto di persone viste nascere, crescere e spesso anche tornare alla casa del Signore, vissuto intensamente come un padre amorevole verso i suoi figli, perché, come proprio a lui piace ricordare, lui “è e sarà sempre il nostro don Vincenzo” e di questo non possiamo che essere grati.
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