Ieri su un famoso quotidiano nazionale leggo un articolo di Silvia D'Onghia, che mi ha fatto riflettere. Sostanzialmente per due motivi: 1. per la storia in se; 2. perchè mi inorridisce il comportamento dei media: è più rilevante la vita privata di un politico, la nuova fiamma dell'ultimo tronista di uomini e donne, mentre nel nostro paese si verificano ancora situazioni da terzo mondo. Mi domando se mai l'Italia potrà definrsi davvero un paese civile.
Ecco riportato il testo dell'articolo, nella sua versione integrale (mi scuserà chi sostiene che i post nel blog debbano essere corti e concisi):
"Mio fratello è uscito di casa con le sue gambe e lo Stato me lo ha riportato morto". E' una storia incredibile quella di Stefano Cucchi, il ragazzo di 31 anni deceduto a Roma dopo un arresto per droga. La sorella Ilaria ricostruisce l'accaduto:" Stefano è stato fermato dai carabinieri nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, aveva con sè 20 grammi di stupefacenti. Lo hanno accompagnato a casa e hanno perquisito la sua stanza. Uno dei militari ha detto a mia madre di non preoccuparsi, perchè tanto con una simile quantità gli avrebbero dato i domiciliari". Invece il giorno dopo, nel processo per direttissima, il giudice ha rinviato al 13 novembre disponendo che Stefano fosse detenuto in carcere. "Gli avevano dato un avvocato d'ufficio -prosegue Ilaria -eppure mio padre lo ha sentito chiedere perchè non avessero chiamato il suo legale." Da quel momento, la famiglia non lo ha più visto. La sera stessa i carabinieri avvisano che Stefano è stato ricoverato in ospedale, senza spiegare il perchè. La madre si precipita li: "Sapevamo che non avremmo potuto vederlo, ma avremmo voluto parlare con i medici, anche perchè mio fratello soffriva di epilessia. Invece, ci dicono solo di tornare il lunedì mattina". In quell'occasione un agente avrebbe spiegato loro che senza autorizzazione non avrebbero potuto parlare con i sanitari, " ma ci ha anche rassicurato affermando che il ragazzo era tranquillo. Così siamo tornati a casa pensando che non fosse nulla di grave." Il martedì mattina si ripete la scena, ma il padre viene invitato ad andare in procura per l'autorizzazione. Tempi tecnici, due giorni. "Non abbiamo fatto in tempo, all'alba di giovedì mattina Stefano è morto. Ma a noi lo hanno comunicato alle 12.30, nello stesso momento in cui stava per cominciare l'autopsia. Non abbiamo neanche avuto l'autorizzazione a far scattare delle foto dal nostro medico legale." I primi risultati parlano di tracce ematiche nella vescica e nello stomaco, e di un vasto edema celebrale con congestione diffusa". Ad assisterli c'è l'avvocato Fabio Anselmo, lo stesso che seguì il caso Federico Aldrovandi, il ragazzo morto a Ferrara dopo una collutazione con la polizia. Due le interrogazioni parlamentari sul caso. Ma sarà un'inchiesta della Procura di Roma a dover far luce sulla vicenda".
Rimango senza parole; ma nel frattempo è iniziato il GF10.
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