A Roma la folla dei pellegrini, e soprattutto l’impressionante afflusso di giovani, ubbidisce al richiamo di un pontefice in un contesto di assoluta semplicità e senza sfarzo. Giovanni Paolo II, con la sua prepotente fisicità messa al servizio di un intenso misticismo, continua a esortare la Chiesa a serrare i ranghi, a incarnare, contro ogni errore e debolezza, le ragioni dell’unità, il sentimento di una grande speranza.
dal sito de La Stampa di Torino
«Semo romani, volemose bene, damose da fà». Giovanni Paolo II rispose così ai parroci romani il 26 febbraio 2004. Maneggiava poco (e male) il romanesco, ci scherzava molto. Eppure conosceva a fondo la città. In quell'anno aveva già totalizzato 300 visite alle parrocchie della Capitale su 340. Una sera di febbraio del 1979 don Ugo Peressin, parroco a La Rustica se ne andò a cena dal Pontefice con un fiasco di vino sotto il braccio. Gesto che piacque immensamente a Woytjla che amava la spontaneità.[...]
Tornando a domenica, Roma onorerà un romano non di nascita ma di elezione. Che amava anche i non credenti, gli agnostici e chi contestava l'idea stessa del primato di Pietro. Per la sua capacità ironica di comprendere le ragioni altrui usando il dialogo, era davvero un romano come pochi.
dal sito de Il Corriere della Sera
Come tanti rivoli d'acqua che pian piano sono andati a gonfiare un fiume; i gruppi si sono raccolti all'ingresso di via della Conciliazione per poi procedere. Movimenti umani impercettibili per via degli spazi ristretti. Direzione san Pietro.
Il serpentone è un concentrato di energie, di facce provate dalla notte passata all'addiaccio. Volti incuriositi e un po' spaventati ma per niente scoraggiati dalla fatica inevitabile. [...]
«Non immaginavo che tutto questo potesse di nuovo verificarsi, ma è il valore di quell'uomo che aveva carisma. Aveva una forza interiore impressionante. Era impossibile restare distaccati», sussurra padre Adam Boniecki, un intellettuale polacco grande amico di Papa Wojtyla. Oggi è la seconda domenica di Pasqua, la festa della Divina Misericordia ma anche la festa dei Lavoratori. Benedetto XVI lo proclama beato spiegando ai fedeli, durante l'omelia, che la causa di beatificazione è andata avanti con una "fretta ragionevole" rispettando però tutte le norme canoniche. Per lui è stata fatta una deroga: l'iter si è aperto senza aspettare i cinque anni dalla morte. Il sospirato giorno è arrivato e adesso tutti potranno davvero dire che Papa Wojtyla era un prescelto da Dio.
dal sito de Il Messaggero di Roma
La chiesa di sinistra, pauperista, spiritualista, parla e sparla di Papa Wojtyla, oggi beato, come di uno che «faceva politica». I settori più tradizionali si preoccupano di ricordare che aveva una vena mistica profonda, e che la sua devozione mariana testimonia la profondità della sua fede orante. Quante sciocchezze e ipocrisie in una giornata così bella e importante per la chiesa universale e per il mondo.[...] Fu scelto [...] perché veniva dall'est europeo, perché era pastore e ideologo e filosofo naturalmente schierato dalla parte della libertà di culto, della libertà civile, di un impulso a una nuova evangelizzazione dell' Europa. Era inestirpabile la sua radice nazionale, e fu un grande fattore di destino o di provvidenza la sua universalità. Nel Novecento il nazionalismo si era sposato con il totalitarismo, il Papa venuto da Cracovia rovesciò questa funesta simmetria e trasformò il nazionalismo cattolico polacco, con la sua devozione mariana, con la sua beata e coraggiosa semplicità popolare, in un potente fattore di liberazione dell'Europa dalla cappa di piombo del comunismo internazionalista. [...]
dal sito de Il Giornale
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