È una storia paradossale (non quanto quella del Centenario), buffa per i personaggi strampalati di cui è popolata, piacevole e divertente ma che comunque può far riflettere su temi non banali, primo fra tutti l’immigrazione clandestina.
La vicenda inizia all’aeroporto di Parigi dove atterra Ajatashatru, di professione fachiro, il cui nome impronunciabile che diventa una barzelletta (Accatta-sta-gru oppure Accasciati-Artù oppure Giada-e-shantung e perfino Ciccia-bubù) ad ogni nuova conoscenza. Scopo del viaggio è acquistare da Ikea (che non ha punti vendita in India) un letto di chiodi modello Åkuminat, necessario per ragioni di salute mentre in realtà intende rivenderlo appena possibile. Ha con sé solo una banconota falsa da 100 euro (stampata solo da un lato) che deve usare per pagare il prezioso letto; non avendo altri mezzi, decide di imbucarsi all’IKEA, passandovi la notte, per ripartire il giorno dopo per l’India. Ma le cose prendono una strana piega e finisce intrappolato in un armadio che, imballato per benino, viene spedito in Inghilterra. Così inizia il suo incredibile viaggio attraverso l’Europa per terminare in Libia e letteralmente trasformerà il fachiro in una persona completamente diversa.
La storia di questo fachiro imbroglione “dai begli occhi color Coca-Cola” racconta un viaggio di formazione, alla scoperta di se stesso e degli Altri ma anche presenta un mondo di emarginazione, quello dei clandestini colpevoli solo di essere nati “dalla parte sbagliata del Mediterraneo”. E’ anche una storia di redenzione in cui il protagonista si trasforma da imbroglione patentato che ingoia spade retrattili e mangia schegge di vetro fatte di zucchero dietetico in un uomo nuovo capace di donare l’immersa fortuna di cui è entrato in possesso per far del bene aiutando gli altri.
Questa storia pesca sicuramente nella realtà dato che il suo autore, Romain Puértolas, sia stato tenente della polizia di frontiera francese. Ora è un’attivista per i diritti degli immigrati e di sicuro la sua vita passata è stata fonte di ispirazione per questa storia.
Siamo ormai a fine anno e, per darci un tono, dalla solita riffa è stato estratto il libro del Premio Nobel del 2006. E la motivazione per questo premio non è per niente male: “perché nel ricercare l'anima malinconica della sua città natale, ha scoperto nuovi simboli per rappresentare scontri e legami fra diverse culture”.
Il romanzo è...
"Il museo dell'innocenza"
di Omar Pamuk
Per sapere quale è stato il libro precedente, cliccate qui
Nessun commento:
Posta un commento