martedì 1 maggio 2012

Il Vangelo della Domenica

Dal vangelo secondo Giovanni
Gv 10, 11-18

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore.
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».

La quarta Domenica di Pasqua propone sempre il brano del Buon Pastore.
Da 49 anni è l’occasione per la giornata mondiale di preghiera per le vocazioni sacerdotali. Per riflettere e pregare in modo adeguato per le vocazioni di speciale consacrazione dobbiamo prima tener presente che tutta la vita cristiana, e quindi anche la via del matrimonio, è una risposta ad una vocazione. Se riflettiamo infatti sulla parabola proposta da Gesù possiamo innanzitutto notare che nel testo originale il buon pastore dovrebbe essere tradotto come “il pastore quello bello”. Naturalmente la bellezza è da intendere nel senso voluto dalla cultura greca del tempo quando era sinonimo di ordine, di misura e proporzione nelle forme. L’opera dell’artista era bella in quanto rispecchiava il progetto presente nella mente dell’artista. Gesù quindi è il pastore bello perché realizza il progetto pensato da Dio Padre.
Questo è il comando ricevuto da Gesù e lui lo realizza: dare la vita per le pecore. Tutta la vita di Gesù è stata la realizzazione della volontà del Padre. Anche per i giovani chiamati al sacerdozio, come per tutti noi nella nostra vita, si tratta dunque di rispondere ad una chiamata, ad una vocazione, a realizzare un progetto di Dio pensato per ciascuno di noi. E se osiamo pregare Dio perché tanti giovani ancora seguano la sua volontà dobbiamo prima pregarlo per essere capaci noi di seguire il suo progetto.

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