lunedì 16 novembre 2009

Il Vangelo della Domenica


Dal vangelo secondo Marco Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».


Per il periodo finale dell’Anno Liturgico è sempre prevista la riflessione sul destino ultimo dell’umanità, quando le cose di questo mondo passeranno e rimarrà solo il Signore e la sua parola, la promessa della piena realizzazione del suo regno.
Anche Gesù si serve delle immagini degli antichi profeti ma non per spaventarci. Infatti aggiusta il tiro con la poetica immagine del tenero rametto che in primavera produce le nuove foglioline. L’intenzione di Gesù è quella di richiamarci all’attenzione, al vegliare per cogliere i segni della sua venuta in mezzo a noi. Segni che possono essere eclatanti, come gli sconvolgimenti della terra e del cielo, ma anche semplici e umili, come qualche foglia verde dell’incipiente primavera. A noi il compito di riconoscere questi segni, anzi di diventare noi stessi dei piccoli segni del regno di Dio che si realizza qui e adesso. Il suo regno, di giustizia, di pace e di amore, tocca a noi ora costruirlo giorno per giorno con le nostre parole e le nostre opere d’amore.

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