In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
La pienezza della gioia del Natale non ci lascia un momento. Anzi la Parola di Dio che ci viene offerta in questa domenica è ancora più abbondante dei giorni scorsi. L’inno alla sapienza, da sempre letto come un inno al Verbo incarnato, e l’inno di S.Paolo della lettera agli Efesini, meriterebbero un meditazione approfondita e generosa. Cosi come il prologo del Vangelo di S.Giovanni è sempre una miniera inesauribile di riflessioni sul mistero dell’incarnazione.
Il centro del brano è sicuramente l’affermazione del Verbo che si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi. Il testo in greco si riferisce esplicitamente alla tenda con almeno tre intenzioni. S.Giovanni, da buon ebreo, ricorda innanzitutto il periodo dell’Esodo, quando Dio stesso abitava in una tenda, e guidava il popolo liberato, così come Gesù guida, con la tenda del suo corpo, il nuovo popolo di Dio. Ma la tenda dice anche la situazione di precarietà e umiltà che il figlio di Dio ha voluto accettare, facendosi carne. Ma soprattutto, per noi, la tenda della umanità di Gesù rappresenta la sua presenza quotidiana, vicina alla nostra vita. Le nostre chiese e basiliche son belle e fan parte della nostra cultura, e sono il luogo ideale per incontrare Dio. Ma stiamo attenti a non farle diventare delle prigioni dorate per il nostro Dio. Lui si è fatto carne per stare con noi, per seguirci, anzi guidarci, giorno per giorno, sulla sua e nostra strada che porta al regno di Dio.
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