lunedì 18 gennaio 2010

Il Vangelo della Domenica


Dal vangelo secondo Giovanni Gv 2,1-12
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

Dopo la manifestazione dell’Epifania ai magi e quella al Giordano dopo il battesimo ricevuto da Giovanni, ci viene proposta una terza manifestazione: il primo segno compiuto da Gesù. E i discepoli cedettero in lui. Sembrerebbe un segno minore rispetto ad altri miracoli più eclatanti compiuti da Gesù. Ma in realtà la grandezza del segno non è tanto la capacità di Gesù di trasformare l’acqua in vino, o la grande abbondanza con cui viene incontro alla necessità degli sposi. Piuttosto sta nel rimando, proprio perché segno, ad un altro momento, ad un’altra ora, quella dell’ultima cena, della passione, quando il vino diventerà segno del suo sangue, della sua vita donata per noi. Il miracolo di cana è segno dell’amore di Dio che si rivela nella obbedienza totale di Gesù. Tutto il brano ci rimanda a quell’ora in cui si realizzano le promesse d’amore del Padre: ci dona la vita del figlio perché noi abbiamo la vita eterna.
A noi rispondere, dopo aver riconosciuto i segni dell’amore di Dio, con i nostri segni di amore. Anche nei momenti più tremendi, come nel caso del terremoto di questa settimana ad Haiti, stiamo attenti a non confondere i segni della presenza di Dio. Il terremoto è solo un evento naturale, il vero segno di Dio è l’amore e la disponibilità di tanti, pronti ad aiutare i fratelli. Cosi come anche noi siamo chiamati ad essere segno di questo amore con la nostra disponibilità ad aiutare, attraverso i canali a noi concessi, i nostri fratelli nel bisogno.

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