Oggi uno dei più popolari giornali inglesi chiude.
Chiude un pezzo di storia, iniziata la vigilia di Natale del 1843 con la recensione di un romanzo appena dato alle stampe, "Il Canto di Natale" di Charles Dickens.
Chiude perchè non ha rispettato le regole, perchè ha travisato cos'è il giornalismo, come si cercano le informazioni prima di darle al pubblico. Chiude perchè non ha più credibilità, perchè la sua obiettività è messa in discussione, soprattutto dai suoi lettori prima ancora che dal suo proprietario, perchè ha violato la legge e su questo non si tratta.
Molto semplicemente, per loro stessa ammissione, hanno perso la strada.
Mi colpisce questo fatto, non solo per l'impatto che avrà sulle famiglie di chi ci lavora, ma perché e soprattutto sono gli stessi protagonisti a prendere coscienza delle proprie azioni, semplicemente riconoscendole come sbagliate e decidendo di fare la scelta giusta.
Ci sono anche ragioni economiche alle spalle di questa decisione, nessuno lo nega, ma il coraggio che sta nella scelta di chiudere una cotanta storia non è banale. In una società dove chi grida più forte ha ragione, dove serve un niente per insinuare il sospetto di un complotto, un atto come questo lascia perplessi... o almeno io sono perplessa.
Non riesco a pensare un altro luogo, se non l'austera Inghilterra, dove tutto questo possa accadere. Noi saremmo stati in grado di fare altrettanto?
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