mercoledì 7 luglio 2010

Tre uomini in barca

Tre uomini in barca è un incidente letterario e come tale va preso. Mi spiego.
L'autore aveva scritto una sorta di guida turistica del Tamigi, descrivendone la natura e luoghi che si incontravano risalendo il suo corso, ma l'editore, trovandolo un pochino -diremmo noi- palloso, tagliò la stragrande maggioranza delle parti descrittive e storiche di questi luoghi producendo così un libro comico di grande successo, tanto da avere, ai tempi, una tiratura da un milione e mezzo di copie. Jerome diventò, a seguito della pubblicazione del romanzo, molto famoso, anche in America, ma per niente ricco, visto che allora non esistevano i diritti d'autore.
Potremmo dire che è stato beffato due volte!
Se avete un amico imbranato, questo romanzo ve lo ricorderà alla perfezione perchè i tre protagonisti sono quanto di più sconclusionato si possa immaginare: disfano e rifanno i bagagli numerose volte per controllare cosa vi hanno messo dentro, riescono ad incastrarsi in una chiusa, rischiando di finire rovesciati con la propria barca, non riescono nemmeno a fare un picnic senza che qualcuno di loro finisca in acqua.
Ma in tutto questo riescono ad esserci simpatici, mettendo in evidenza molti loro lati comuni pure a noi. Ad esempio, quando spiegano come sia strano davvero come il dominio che i nostri organi digestivi esercitano sul nostro intelletto. Non riusciamo a lavorare, non riusciamo a pensare, se il nostro stomaco non lo vuole. Esso regola le nostre emozioni e le nostre passioni. Dopo un paio di uova la lardo, ci dice "Lavora!" [...] E dopo il cognac, ingerito in dose sufficiente, dice "Ora, avanti, straparla, folleggia, sghignazza e barcolla per dimostrare quale fantoccio sia un uomo annegato in due dita di alcol.".
Sono persone di altri tempi, che vivono sicuramente del lavoro altrui altrimenti l'autore non avrebbe scritto "Ho sempre l'impressione di fare quanto non mi spetti,io. Non che sia nemico del lavoro, intendiamoci; adoro il lavoro: mi affascina. Sono capace di stare ore e ore a guardarlo." Se questo personaggio vivesse ora, il titolo di bamboccione non glielo leverebbe nessuno!
Ma nel romanzo restano anche passaggi di quello che doveva essere lo scritto originale, con un che di poetico che suggerisce, in fondo, che l'autore sia meglio di come si presenta in tutte queste macchiette comiche.
"Quanta reverenza ci ispirano quelle strane stelle, così fredde, così limpide! Noi siamo come bimbi entrati per caso in un tempio del dio che hanno imparato ad adorare, ma che non conoscono... un tempio avvolto in una penombra misteriosa; e ce se stiamo là dove la cupola echeggiante abbraccia tutta la prospettiva luminosa e guardiamo in su sperando e temendo insieme di scorgere qualche terribile visione"

Il prossimo libro è
"La testa degli italiani" di Beppe Severgnini
Per sapere quale è stato il libro precedente, cliccate qui.

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