In questa seconda metà di Agosto, vi parlerò di una categoria umana tutta da comprendere e classificare, il montanaro "spiaggiato". Questo è il titolo di un articolo apparso sulla rivista del CAI, giusto per l'estate, forse a consolare tutti gli abbonati che non sarebbero andati sulle amate montagne. L'articolo inizia in modo quasi spassoso, descrivendo questa categoria umana sofferente, durante tutto il periodo di ferie, per aver ceduto alle richieste di mogli/mariti/figli/suocere e convinti in questo modo di guadagnare un pò di quiete domestica.
La parola che mi piace di più, in tutto il pezzo, è l'aggettivo "spiaggiato" che fino ad oggi era stato usato per descrivere la condizione degli animali marini finiti, per molteplici cause, sull'arenile, in una situazione di stallo, senza aver modo di tornare nel loro ambiente naturale che è il mare, incastrati sul bagnasciuga e solo presi in giro dalle onde che on hanno la forza di riportarli al largo. Proprio questa condizione crea la similitudine con il nostro montanaro, incastrato in una situazione non sua (il mare), anelante ad altro (i monti) e che si consola al pensiero che scalare gli scogli è una sorta di trekking.
Ovviamente questa categoria è riconoscibile da distante. Veste in modo inadatto, spesso con cappello e camicia sotto l'ombrellone, sfoggia un'abbronzatura a metà coscia (i pantaloncini) e i segni della t-shirt o della canottiera. Legge libri e riviste di montagna con copertine dove la neve e il ghiaccio sono protagonisti, attirando su di sè gli sguardi fra l'intimorito e lo sbalordito dei vicini di ombrellone, e parla solo e soltanto delle vie percorse, citando luoghi che nessun altro conosce... una sorta di penitenza per coloro che lo ascoltano, tutti colpevoli per averlo "spiaggiato".
PS: l'articolo sulla rivista del CAI poi sottolinea come il nostro montanaro abbia un senso civico supersviluppato e di come la spiaggia lo inorridisca con tutti quei rifiuti sparsi... sante parole!
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