martedì 28 dicembre 2010

Il Vangelo della Domenica

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,13-15.19-23)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo». Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».

La festa della S. Famiglia ci suggerisce subito, dopo aver celebrato il mistero della nascita del Figlio di Dio, di allargare il nostro obbiettivo e comprendere in un solo sguardo Gesù, Giuseppe e Maria. Ormai sappiamo quanto l’evangelista Matteo sia preoccupato di aiutarci a riconoscere il progetto di Dio per tutto quanto succede a Gesù. Così avviene anche per quanto riguarda la fuga in Egitto, cui S.Giuseppe, consapevole delle proprie responsabilità, non si sottrae, nonostante l’evidente scomodità. Ancora una volta siamo chiamati a riflettere sulla disponibilità del figlio di Dio fatto uomo a subire tutte le difficoltà concrete della vita quotidiana, anche quelle più dolorose e drammatiche. Da subito Gesù incontra la malvagità degli uomini, quel male che lui è venuto a vincere in pienezza, fino a superare anche lo scoglio finale, quello della morte. Allora non dobbiamo solo chiedere protezione per le nostre famiglie, ma innanzitutto la forza e il coraggio di affrontare ogni momento, anche quelli tristi e difficili, con la certezza di aver accanto sempre Gesù, pronto a sostenerci nell’affrontare quelle fatiche quotidiane, che lui stesso non ha rifiutato.

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