28 anni, 2 mesi e 27 giorni: tanto la città restò divisa e di quel periodo si ricordano le numerose storie di fughe, alcune finite tragicamente, e tutto il "classico" repertorio di spie da guerra fredda. L'immagine qua sopra è di certo fra le più famose, un soldatino di appena 19 anni salta il filo spinato che definiva il tracciato di quello che sarebbe diventato un muro alto più di 3 metri e mezzo, scappato in questo mondo dall'Est. Un semplice salto per andare incontro ad una nuova vita correndo davanti ai volti increduli degli ex colleghi militari. Si chiamava Conrad Shumann ma purtroppo la sua storia personale non ebbe altrettanta fortuna.
Oggi si ricorda quella notte, la nascita di una divisione ma per fortuna chiusa con una riunificazione in una delle città, a mio modesto parere, fra le più affascinanti al mondo.
"Nel 1961 avevo sette anni, ma ricordo l'orrore che la costruzione del Muro ha provocato anche nella mia famiglia. Anche noi siamo stati divisi forzatamente dalle zie e dai nonni", ha detto proprio oggi la cancelliera Angela Merkel che ha passato l'infanzia nell'ex Ddr. "L'ingiustizia della costruzione del Muro ci spinge anche oggi ad agire a favore della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Ancora più indimenticabile - ha aggiunto - è la felicità per la caduta dell'orrenda costruzione", il 9 ottobre 1989. Una esperienza che ha comportato un cambiamento in meglio nella mia vita e in quella di altri milioni di persone".
Del muro di Berlino, vi ho già parlato qui ma vi consiglio di leggere questo editoriale di Umberto Gentiloni e anche questo articolo, sempre da "La Stampa" di oggi.
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